BORGO FRANCO Borgo Ticino 2023
Arrivando da Milano con l'autostrada lo avvistai subito, il borgo sulla collina, dominato da un vecchio campanile appuntito ed irto di trasmettitori televisivi, BBC in testa. Poi, se riesci a passare la frontiera – ci sono infatti cinque posti di blocco severissimi in territorio padano: a San Fabiano, ai Mulini, a Cagnago, alla Pinetina, a San Michele (e infatti il modo più pratico e meno pericoloso per entrare nel Borgo è sempre quello di farsi paracadutare, anche se è costoso, e per questo io ho scelto l'automobile) – capisci subito di essere entrato in un altro mondo e vorresti non andartene più. Quello che di là, nella Padania, langue, qui fiorisce e risplende. I bambini, ad esempio: là smunti, malnutriti, volgarotti ed abbrutiti da espressioni dialettali e gergali; qui trilingui (italiano, inglese e francese, però c'è chi parla bene anche spagnolo, greco e tedesco), rosei e paffuti. A distanza di anni constatiamo quanto fu saggia la decisione dell'amministrazione comunale che nel secolo scorso decise di votare la separazione dalla Padania appena costituita e già in crisi di identità. Certo la reazione dei duri della bassa fu violenta, ma durò poco, perché subito il mondo reagì solidale. Fortificò il borgo e lo rese libero. Tutte le principali emittenti televisive vi installarono permanentemente i loro corrispondenti e cominciò così l'esperimento ideale, ma concretissimo e ben riuscito, della vita in una realtà che i padani avevano decretato condannata all'estinzione in brevissiomo tempo: - Vi taglieremo i rifornimenti di polenta e metteremo i lacci per non farvi arrivare gli osei! Morirete di fame in pochi giorni! - avevano minacciato e mantenuto. Ma il mondo no. Il mondo, entusiasta per il coraggio di quei tremilacinquecentocinquantaquattro borgoticinesi assediati, giù leccornie di ogni tipo attraverso i quotidiani lanci con il paracadute: gli svizzeri mandavano cioccolatini, latte, burro; i francesi lo champagne (e a quel punto a chi più importava il pinot grigio?) ed il camembert; gli argentini i quarti di bue; gli africani le banane; gli inglesi l'old breakfast tea; i russi la wodka; il Brasile il caffé, e tutto l'Oriente unguenti, incensi e profumi: Anche i fratelli italiani non furono da meno: dalla Sicilia arrivavano tonno di prima scelta e sale cristallino; dalla Puglia vino dolce, uva e miele; dalla Toscana olio; dalla Campania pomodori, vongole e spaghetti, tanto che possiamo affermare con sicurezza, per averlo constatato personalmente, che a Borgo Ticino, tutti, se vogliono e lo gradiscono, possono mangiare pasta con le vongole in abbondanza non solo una, ma anche due volte al giorno. Benedico il mio giornale per avermi mandato qui e non me ne andrò più, se me lo permetteranno. Tanto più che ho conquistato l'amicizia del vecchio sindaco, quello del secolo scorso, che ha quasi cent'anni, la barba bianca e un'eccezionale memoria; e anche l'amicizia del nuovo parroco, che è appena arrivato dal Marocco (conversiamo in francese) ed è già il religioso più televisivo del mondo dopo il papa. Sfido, praticamente ogni giorno gli fanno un'intervista. Da questo brandello di civiltà e di storia millenaria che si è fortunatamente salvato (anche numerose abbazie e biblioteche, nonché qualche museo, della ex-Italia hanno depositato nei caveaux delle banche locali, scavati ad hoc, i loro preziosissimi volumi per sottrarli ai saccheggi e alle incursioni padane) ora vi saluto e vi dò appuntamento al prossimo servizio.
Borgo Ticino, 31 ottobre 2023 da Pierre Léveillé, inviato speciale di Le Monde
(Eleonora Bellini)
(panorama del borgo, foto di Orlando Scalzo)
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